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L'olivo, ancora più della vite, vede limiytati i propri confini di cultura nella zona climatica influenzata dal mediterraneo, a causa della sua sensibilità alle forti oscillazioni termiche. La sua coltivazione è antichissima. In Italia, dopo il largo consumo di olio di oliva durante l'impero romano, il successivo periodo di sbandamento dovuto alle invasioni barbariche, e l'opera salvifica dei Benedettini presenti su tutto il territorio durante i cosiddetti "secoli bui", nel medioevo si va ad affermare, accanto agli aspetti liturgici l'olio di oliva per uso alimentare come "fondo di cottura", delineando un confine tra la zona più continentale, in cui prevale l'uso di grassi animali, e quella più mediterranea in cui si afferma l'ulivo. Nel medioevo troviamo menzione dell'olio di oliva delle Marche, della sua qualità e della sua quantità a partire dal 1228, quando alle navi marchigiane che dovevano approdare alla riva di Ferrara era richiesto un pedaggio consistente in 25 libre di olio. Anche la Puglia pagava il pedaggio in olio, ma la documentazione storica precisa che all'olio marchigiano (Oleo de Marchia) veniva conferito un valore superiore. La tipicità del prodotto marchigiano deriva dalla vocazione ambientale del territorio. Le caratteristiche geografiche danno un olio eccellente e di bassa acidità. Ciò è dovuto anche alla raccolta effettuata quasi esclusivamente a mano (mungitura). La qualità e la tipicità dell'olio di oliva Extra vergine Tipico Marchigiano è determinata dalla combinazione di diversi fattori, tra i quali le varietà di olive che concorrono alla produzione. Il territorio dei comuni appartenenti al Sistema Turistico Locale dei Monti Sibillini si è affermato per una produzione di olio extra vergine di oliva di alta qualità che, accanto al Leccino e al Frantoio, comprende diverse altre varietà come il Maurino, l'Ascolana, il Pendolio ed il Moraiolo, il Piantone di Mogliano; ma anche il Piantone di Falerone ed il Sargano nella zona del Fermano e in particolare la Coroncina nella zona di Caldarola, Belforte del Chienti e Serrapetrona, che consente una coltivazione anche a quote superiori ai 600 metri. Ha un intenso profumo fruttato con sentori di carciofo ed erba ed un caratteristico e straordinario sapore di amaro e piccante, che ne conferma l'alta qualità.

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